Pupeide - 3/05 - Alessandria - recensione

Sabato 3 maggio si è conclusa la rassegna MARTE al teatro San Francesco di Alessandria con Pupeide, portato in scena dalla compagnia La Barca dei Soli.  MARTE, organizzata dalla compagnia teatrale Stregatti, ha presentato sei spettacoli di alta qualità, innovativi e accomunati dalla sperimentazione e dalla contaminazione tra arti diverse. Pupeide termina la stagione riassumendo in sé la compenetrazione tra recitazione, proiezione video, poesia e musica in una sincretizzazione perfetta.

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La recensione di Nicoletta Cavanna

Pupeide: un dramma sublime
Pupeide, spettacolo scritto da Francesca Puopolo e da lei interpretato con Claudio del Toro, narra di un fatto di cronaca avvenuto nel 1979 a Torino: l'omicidio di Bruno Russo, proprietario di una boutique di bambole, che la sera si trasforma in Bettina, l'identità che più sente sua.

Il negozio è rappresentato con oggetti raffinati, in particolare abiti scelti con minuzia filologica e appartenenti all'epoca. La scenografia e le proiezioni video, che compenetrano e completano la scena, sono frutto di una ricerca sulla moda e sui tessuti di quegli anni, parte integrante del lavoro del protagonista, artigiano di talento, capace di dare vita a bambole uniche ed elegantissime.

Claudio del Toro interpreta Bruno, un giovane siciliano trapiantato in una Torino dove la liberazione sessuale si affianca ad un forte odio nei confronti dell'omosessualità e dove la mentalità corrente porta ad un rifiuto dell'immigrazione dal sud. E' l'epoca dei cartelli che dichiarano l'indisponibilità all'affitto ai meridionali e Bruno, con fatica, si guadagna un posto nella società grazie al suo talento e alla sua arte creativa.

La sua ricerca di appagamento sentimentale passa attraverso rapporti prezzolati, nel tentativo commovente di trovare l'amore e la continuità rappresentata da un uomo cui preparare il caffè al mattino. Tutto ciò è da lui raccontato a Pupé, bambola interpretata da Francesca Puopolo, che, con il viso di porcellana e le movenze rigide da essere inanimato, esprime l'anelito del cuore di Bruno attraverso i versi poetici di Sandro Penna. "Gli esseri umani credono che l'amore sia pericoloso perché li obbliga alla verità": Bruno rivela la sua verità, che non è altro che il bisogno di amore corrisposto che si cerca in un volto e che si intravede anche nelle persone più sbagliate, per una pura, intima necessità che porta all'errore (il "soffio di agitazione" di Proust). Non troverà la felicità dell'innamoramento, ma morirà ucciso da un amante a pagamento e dal suo complice, avidi di denaro.
Tutta la vicenda di Bruno/Bettina è scandita dal dialogo del protagonista con Pupé, espressione lirica del suo ego, e dai video che ne rivelano aspetti della vita e dell'animo. Il suo talento creativo è esaltato dalle proiezioni di pizzi, composizioni caleidoscopiche al centro delle quali c'è lo stesso Bruno, compenetrato dalle immagini in movimento. Così il momento della sera in discoteca è creato dal video d'epoca di Claudia Barry che dà il titolo (Boogie woogie) allo spettacolo. L'omicidio è rappresentato con la sovrapposizione della figura reale del protagonista a due ombre rozze e scimmiesche sullo schermo. Una soluzione che esalta la dicotomia tra ricerca di ciò che sublima la vita e ciò che la degrada e la spezza. L'amore obbliga alla verità e la finzione decade e uccide chi, illudendosi, si fa vittima.

Uno spettacolo lirico, che tratta con estrema delicatezza un tema che, all'epoca, fu descritto in modo scandalistico dalla stampa. Molto convincente e mai macchiettistica l'interpretazione di Claudio del Toro e ipnotizzante la recitazione poetica di Francesca Puopolo, che pare una creatura fatata capace di cogliere l'essenza dei sentimenti più puri. Le musiche di Alfredo Cohen si fondono a un dramma che rivive, commuove e appare sublime.

Visto il 03/05/2014 a Alessandria (Al) Teatro: San Francesco

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